Basta con le rievocazioni conoscitive sul '68: volete capire perché la famosa rivoluzione giovanile è andata male? Guardatevi Il cielo è sempre più blù al Teatro Arsenale, fino al 31 gennaio in prima nazionale. Con una notevole dose di malinconia mista a potente allegria musicale, il testo di Tullio Moreschi si presta in modo leggero ma non superficiale a una abbagliante comprensione del perché oggi le cose stanno come stanno.
La regia di Mattia Sebastiano mette in scena la storia di quattro amici ormai cinquantenni che si ritrovano dopo tanto tempo a ricordare l'amicizia che li univa ai tempi del liceo e che li aveva fatti diventare i 4 moschettieri. Il tempo non ha cancellato il forte sentimento creatosi allora tra i quattro amici e, tra scherzi e battute che cercano di mantenere vivo in una sorta di ritualità magica l'età adolescente, vengono a galla le loro facce nascoste. Ma quando il più immaturo e fragile di loro va in crisi, gli altri gli si stringeranno intorno.
Un tardo giungere di maturità? Inutile illudersi. Resta solo la musica, davvero stupenda, di un'epoca sempre più rievocata ma che, a conti fatti, non lascia davvero nulla di speciale da ricordare. Molto meglio vivere non solo il presente ma essere capaci di proiettarsi in un futuro fluttuante, sfuggente ma che dovremo per forza affrontare, se vogliamo continuare a vivere. Giovanni Calò, Marino Campanaro, Paolo Cosenza, Enzo Giraldo e Mattia Sebastiano riescono magnificamente ad apparire patetici e buoni amici, paciocconi ma in fondo falsi e incapaci di realizzare per davvero i loro sogni. Con tanta nostalgia, resta la speranza che i giovani di oggi riescano a fare di meglio, sorridendo e battendo le mani a un brano trascinante, Venus, che riporta a balli e sballi di una gioventù condivisa si direbbe da tutto il pubblico.
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